lunedì 18 ottobre 2010

Uno sconosciuto alla porta 2

No, perché poi sembra che capitino tutte a me, ma vi giuro che è successo veramente. Dopo lo sconosciuto alla porta del mio ufficio, l'altra sera, se n'è presentato un altro direttamente a casa mia. Premessa: era una settimana che la mia caldaia era senz'acqua, per cui i caloriferi non davano segni di vita. E siccome le disgrazie non vengono mai da sole, anche i miei figli avevano iniziato ad avere una sorta di simbiosi proprio con i caloriferi, manifestando evidenti sintomi di congelamento. In pratica, si stava verificando lo stesso rapporto che c'era tra E.T. e il bambino Eliott. Per evitare di vedere i miei figli esaminati dalla NASA sotto dei teloni di plastica, ho preventivamente telefonato alla ditta che fa la manutenzione della caldaia. Siccome mi hanno detto che mi avrebbero chiamata loro perché in quel momento erano pieni di lavoro, ho telefonato anche all'idraulico, sperando che arrivasse prima lui. Insomma, per una settimana non si è visto nessuno. Esasperata (e domandandomi se le cose sarebbero andate meglio se avesse telefonato il mio compagno minacciandoli come solo un maschio riesce a fare), richiamo l'idraulico venerdì pomeriggio, implorandolo (come solo una donna riesce a fare) di fare un salto in serata. Lui, implacabile, mi dice di no, e che sarebbe venuto appena lunedì. Ho trascorso il resto del pomeriggio a pianificare un week-end ai tropici per i miei figli (lo spirito di sacrificio di una madre non ha confini), maledicendo la categoria - prevalentemente maschile - degli addetti ai tubi, anzi, al tubo. Poi, alle sette e mezza di sera, suona il campanello. Era l'idraulico.
"Oh, si è messo una mano sulla coscienza!" Gli ho detto piena di gratitudine (mentre il mio compagno era comunque pronto a spaccargli la faccia). Gli ho mostrato la caldaia, lui mi ha spiegato dettagliatamente la procedura da seguire per le prossime volte, mi ha raccontato come funziona il meccanismo, il significato delle spie, dei pulsanti e delle valvole (ovviamente, non come si fa con uno che non l'ha mai fatto prima, ma come si fa con uno affetto da ritardo cognitivo, quindi ripetendomi le cose più volte). Il tutto, mentre il mio compagno metteva a letto il bambino più piccolo (che ha un cedimento strutturale fisso alle otto di sera), e il bambino più grande passava il suo mini mocio Vileda pulendo tutto il corridoio. Alla fine, chiedo all'idraulico quando faremo il prossimo controllo della caldaia.
"Io non mi occupo di caldaie."
"Ah, mi scusi, pensavo fosse della ditta che ho chiamato lunedì. Allora è l'idraulico Marchesi."
"No."
"Mi scusi, e allora chi è lei?"
"Sono un idraulico, ma mi ha chiamato lei nel pomeriggio dandomi questo indirizzo."
"No, io ho chiamato un altro idraulico. Credevo fosse lei."
Insomma, per una circostanza ancora da chiarire, che per il momento chiameremo "culo", quell'idraulico era stato contattato da un'altra signora del condominio e lui aveva ben pensato, sbagliando, di citofonare al mio campanello. Mi spiace per quella signora che non avrà risolto il suo problema (e adesso, per la legge del contrappasso, mi aspetto che mi crolli il soffitto per il suo spandimento mai riparato), ma i miei figli hanno potuto trascorrere un fine settimana al caldo.
Comunque, oltre all'identità di quell'uomo, mi sono rimaste delle altre domande. Tipo: perché sono sempre le donne a chiamare gli idraulici? Non sarà per una sorta di vergogna che hanno gli uomini di chiedere aiuto? Un po' come quando si trovano in una città sconosciuta e si rifiutano di abbassare il finestrino della macchina per chiedere informazioni. O forse perché il binomio donna-idraulico è diventato ormai un topos della nostra cultura? Non saprei.
L'altra domanda nasce invece da quello che ha fatto quello sconosciuto quando se ne stava andando. Il mio primogenito, deposto il mini mocio Vileda, è andato a prendere la sua Barbie e ha iniziato a pettinarla (una Barbie diversamente abile, dato che le manca un braccio a causa dell'utilizzo violento e tipicamente maschile che mio figlio ne fa). L'idraulico allora ha sentito la necessità di intervenire: "Una Barbie??? Ma come? Tu sei un maschietto, dovresti giocare con le macchinine, con i trattori..." Mio figlio ha risposto con un dignitoso silenzio, mentre io non ho potuto fare a meno di intervenire: "Perché censurare la creatività dei bambini?" Ma la conversazione era nata già morta, perché l'idraulico parte con un'ode al proprio figlio, che è INCREDIBILMENTE affascinato da scavatrici, gru e camion. E si vedeva che la cosa era motivo di grande soddisfazione per il padre. Come se mi avesse appena detto che il figlio aveva preso la laurea. "Vabbé, allora grazie..." ho concluso io. "Ciao! Alla prossima!" Ha detto mio figlio, che poi ho sgridato: "Quante volte ti ho detto che non si parla con gli sconosciuti?"

2 commenti:

  1. Non sempre è così, almeno secondo la mia personale esperienza: è mio marito a voler chiamare tutti i tecnici presenti sulle pagine gialle appena si svita un bullone in casa, una cosa che mi fa inpazzire, anche perché non vedo il motivo per non applicarsi un minimo e arrangiarsi da soli. Ed è sempre lui a chiedere ossessivamente mille indicazioni appena si sbaglia di 100 metri un incrocio, quando io invece cerco di orientarmi da sola. Risultato? diverse cosucce in casa rotte e abbandonate da anni, proprio perché io non voglio chiamare il tecnico e lui non sa ripararle (né ci prova..)

    RispondiElimina
  2. Si direbbe che nella tua famiglia la parità sia stata veramente raggiunta...

    RispondiElimina