giovedì 20 ottobre 2011

Una parola di 7 lettere: GARNIER

Ricevo una segnalazione commovente, e ve la giro.

Allora, non voglio parlare del giornalismo, né dei contenuti degli articoli che vengono messi in onda. 
Però sono stata un po' male in questi giorni e mi è capitato di riaffacciarmi ad un universo di cui, stando via durante il giorno, avevo perso memoria.
L'universo dei tg dell'ora di pranzo e dei suoi conduttori o, meglio, delle sue conduttrici (che mi pare qui ci sia parità nei numeri a dire il vero).

Insomma io vorrei essere lì di fronte a loro sotto la telecamera che le inquadra e guardarle dritte negli occhi, da vicino. Io a queste signore chiederei in ogni momento, come fossi una pazza disadattata, ma vi ascoltate? Ma sentite la notizia che state leggendo? L'avete scritta voi, no?
È inutile sorridere, non c'entra niente; è inutile ammiccare se state parlando di miserie. Miserie che non è solo una parola di 7 lettere come Garnier.
A tratti avete scelto di parlare di tragedie che no, non sono quelle che emergono dal collo non ben coperto dal fondotinta. E santo cielo, mi arrabbio anche con me: perché osservo questo e non ascolto, non  mi concentro sui contenuti? Certo a tratti non ci sono (sono salva...). Santo cielo, appunto: ma è proprio necessario che a queste donne venga sparato in faccia un fascio di luce che le illumina tipo Madonna? L'effetto è straniante fateci caso: non hanno rughe e ti vien voglia di pregare queste madonne dei nostri tempi, pregare che la smettano.

E infine mi chiedo: perché è così difficile, per molte donne, dare una notizia senza coprirla dai lunghi capelli? E perché per gli uomini è più semplice?

Ora, tutti insieme, rivolgiamo un pensiero accorato a tutte quelle anchor-women che hanno protestato e si sono opposte a contenuti e metodi del giornalismo televisivo degli ultimi anni. E per questo sono state allontanate. Rivolgiamo un pensiero a quella giornalista inglese che, giudicata troppo vecchia, è stata destinata "ad altro" in BBC.
E poi, dopo questo minuto di raccoglimento, vorrei dire anche la mia.
Io non so decidermi. È vero che anche l'occhio vuole la sua parte e che "bello" è meglio di "brutto", a parità di competenze. Quella di mettere telecronisti esteticamente gradevoli può essere una scelta. Ma allora perché non TUTTI i telecronisti? Chiudo un occhio sull'abuso di trucco e parrucco nell'informazione giornalistica in TV solo se mi sostituite gli attuali uomini (tipo Fede? Tanto per dirne uno) con uno appena uscito da una sfilata di D&G. Lo voglio giovane, carino, occhi profondi. Meglio se in camicia un po' aderente che lasci intravedere pettorali scultorei. Mani curate, abbronzatura naturale. Voce profonda. Denti bianchi e curati, che quando sorride (perché ogni tanto DEVE sorridere) diano luce ai lineamenti del viso. E, ovviamente, laureato e iscritto all'ordine dei giornalisti. 

Comunque segnalo una case-history d'eccellenza: i tg di Sky sono condotti secondo questo spirito di uguaglianza. Un uomo e una donna insieme. Entrambi giovani, entrambi belli. Poi, fra qualche anno, non so che fine faranno. Magari in pasto ai barracuda dell'acquario aziendale. Ma è il mondo dello spettacolo, baby!

1 commento:

  1. Mi associo. Anche se io non gliela faccio proprio a guardare le scene descritte dalla lettera che pubblichi, né a subirne il sonoro. E per il pasto dei barracuda (metaforico, eh) avrei già qualche idea, ma non sarà mai praticabile.

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