Nell’orrida stazione dei treni di Mestre, c’è un’orrida edicola che vende dalle figurine Panini all’ultimo libro di Marra. Nell’orrida stazione dei treni di Mestre c’è un’unica cosa per cui si è disposti ad accettare il cambio del treno in quel luogo ingiustificato: il tramezzino tonno e uovo dell’orrido bar. Il tramezzino tonno e uovo di Mestre rappresenta il perfetto equilibrio tra chimica e fisica, rasentando la perfezione tra gusto e sensazione tattile. È incredibile come riescano a rendere coeso un abbinamento del genere: il tonno non sgocciola e non unge, ma è morbido e avvolge quel mezzo uovo sodo con affetto materno, impedendo che questo si sbricioli prima di toccare le vostre labbra. Poesia culinaria. Sembra che quel tramezzino lo sappia. Quel tramezzino sa di essere venduto nell’orrido bar dell’orrida stazione, dell’orrido comune di Mestre. Ed è per questo che è così buono: sente su di sé tutta la responsabilità di essere l’unico motivo per cui non radono al suolo Mestre. Mestre è una città, ma la sua stazione non compare tra le destinazioni sulle macchinette per i biglietti e nemmeno sul sito di Trenitalia. Mestre è in realtà Venezia Mestre. E non so se sia più imbarazzante per Mestre, che pure conta duecentomila abitanti, non avere di fatto una stazione riconosciuta con il suo nome, o per Venezia essere messa in comune con il concetto dell’orrido. Stavo facendo queste considerazioni oggi, mentre transitavo proprio per quella stazione con il mio bravo Eurostar frecciainculo per Milano. E facevo queste considerazioni perché non c’è in effetti posto più coerente perché si perpetrasse lo scempio di cui vi sto per parlare.
In quell’orrida edicola dell’orrida stazione sono stati avvistati degli orridi prodotti di merchandising. E indovinate un po’ di quale personaggio? Bravi: dei Barbapapà (il prequel lo trovate qui). Erano degli adesivi gommosi, di quelli che sono un po’ in rilievo e che una volta attaccati, nemmeno il napalm può fare nulla per staccarli senza lasciare tracce bianche e appiccicaticce. Su ogni adesivo c’era un personaggio: un Barbapapà, un Barbamamma, un Barbaforte, un Barbabravo, un Barbabarba, un Barbazoo e uno per Barbabella, Barbalalla e Barbottina. Cioè: un unico adesivo per tutte e tre le bambine insieme. Che abbiano finito la colla? Si sono accorti che non avevano abbastanza soldi per fare degli inutili adesivi corrosivi anche per i tre personaggi femminili? Mi sono già espressa sulle scelte del marketing di chi detiene i diritti dei Barbapapà, ma assieme ai diritti saranno detenuti anche i doveri no? Ci sarà un minimo di codice deontologico che, per esempio, ti impedisce di raffigurarli in contesti di depravazione, di infilare uno spinello in bocca a Barbabarba, di far assumere anabolizzanti a Barbaforte, di lasciare solo Barbazoo con le pecore. Insomma, non è che puoi metterli come ti pare. E allora, mi ripeto, fate i bravi: rispettate l’etica di quel cartone animato e date anche alle figure femminili il loro giusto spazio.